Per ripartire dopo il coronavirus bisogna iniziare dalla realtà.
Gli effetti del coronavirus Covid 19 sono alla portata di tutti. Ciò nonostante la storia può insegnare qualche cosa a tutti noi, ma soprattutto può infonderci lo spirito necessario per ripartire.
Il suggerimento è arrivato puntuale grazie l’esperienza di un nostro cliente, imprenditore ed appassionato di storia, che mi ha ricordato di guardare la storia. La storia ci ha infatti sempre insegnato che ad ogni periodo di recessione economica, segue sempre una ripresa all’interno della quale c’è sempre un settore che fa “da traino”.
Qual è un settore che prima della vicenda coronavirus tirava ed era in assoluta crescita? Qual è il settore che anche adesso non vede, nemmeno per un attimo, un calo della domanda e che anzi durante il periodo del coronavirus e di lockdown sta “pompando” a pieno regime?
Il mondo digitale nelle sue infinite declinazioni.
Le telecomunicazioni ovvero internet, video chiamate, Skype, Zoom, Whatsapp, telefonate, conference call, digitalizzazione, firme digitali, trasmissioni dati, web.
Quindi il mondo virtuale.
La crescita delle grandi aziende del digitale.
Tim, Vodafone, Eolo e le altre compagnie del settore delle telecomunicazioni, così come le multinazionali delle e-commerce, hanno incrementato la loro attività e non conoscono crisi. Il mondo del “web” è diventato una miniera d’oro.
Basti pensare che, secondo uno studio recente di Mediobanca, il giro d’affari delle 21 aziende globali del settore software-web (di cui 14 americane, 4 cinesi, 2 giapponesi e 1 europea) è salito a 366 miliardi di dollari nel quinquennio 2009-2014.
Palesando quindi in un periodo in cui il coronavirus non esisteva una crescita pari al 29,3%!
Si tratta di aziende redditizie e colme di liquidità con un giro d’affari a parecchi zeri. Parlando delle singole società, in termini di fatturato, nel 2014, Amazon ha conquistato il gradino più alto del podio (73,3 miliardi, +19,5%) seguita da Microsoft (71,5 miliardi) e da Google (54,4 miliardi).
Nello stesso anno, le software & web companies hanno registrato inoltre 26,8 miliardi di euro di totale attivo tangibile. Nel 2014 le più grandi sono state Microsoft con 119,7 mld, Google con 91,4 mld e Oracle con 58 mld, a fronte di una media dell’industria pari a 38,1 miliardi di euro.
Se per un attimo pensiamo all’impatto che il coronavirus sta avendo su queste aziende, esse raggiungeranno a breve fatturati e livelli di sviluppo, anche in termini di capacità d’investimento, tali da superare per distacco quasi incolmabile le aziende degli altri settori dell’industria.
A conferma di questo trend, il 2018 è stato un anno di ulteriore grande crescita per le WebSoft.
Queste realtà hanno infatti registrato un fatturato complessivo di 850 miliardi (pari al 6,4% del giro d’affari totale delle multinazionali mondiali), in crescita del +24,5% sul 2017 e di oltre il 100% sul 2014.
In definitiva, una corsa straordinaria se paragonata a quelle delle multinazionali manifatturiere, che hanno messo a segno “solo” un +13% sul 2014.
Un cambio epocale nelle abitudini.
Che piaccia e non piaccia, dopo il coronavirus i contatti, gli assembramenti, la copresenza fisica di più persone verrà sacrificata.
…e questo è un fattore che non possiamo negare!
Possiamo perderci a moralizzare su quanto questo sia deleterio, avvilente, devastante per la psiche umana, ma lamentarci o filosofeggiare su questo è inutile!
Noi non possiamo non tener conto di questa realtà!
Tutti a lamentarci di quanto tutto ciò renderà aridi i rapporti, ma io come voi, senza internet non vivo. Se mi si “impalla” il telefono, piuttosto che il computer, vado in paranoia e rimango fuori dal mondo.
I rapporti oggi si coltivano anche via internet: amici, corsi di formazione, riunioni di lavoro, relazioni d’affari si sviluppano e si coltivano anche tramite social, come Wathsapp, Zoom, Skype ecc…
Per non parlare del lavoro in remoto chiamato “smart working”.
Non dico quindi che sia giusto, dico solo che è così!
Ho anche imparato, come tanti professionisti, che anziché spostarmi a Milano per una riunione di 2 ore e perderne 4 lungo la A4, rischiando magari di fare o trovare incidenti lunga l’autostrada perdendo la giornata lavorativa, posso fare una Zoom call, condividere documenti, essere “virtualmente” presente in modo efficace!
Certo non è la stessa cosa, ma posso andare a Milano magari una volta o due, o addirittura dieci in meno.
La digitalizzazione, le firme a distanza, i contratti, ecc. Tutto può essere fatto a distanza!
E se molti la pensano come me, cosa succederà?
Semplice: proviamo a usare fantasia ed immaginazione.
Consumerò meno carburante, userò meno la macchina, utilizzerò meno alberghi per motivi “business”… E allora?
Ecco che gli alberghi e tutta la filiera dell’ospitalità, dovranno concentrarsi sul turismo puro, quello di svago, sapendo di dover aumentare i propri investimenti lì e non sul ramo accoglienza business.
Anche le aziende cambieranno dopo il coronavirus.
Il mondo imprenditoriale farà quindi di più ricorso allo smart working per i propri dipendenti; le aziende industriali presenteranno i propri prodotti tramite riunioni commerciali e forse anche fiere virtuali; le aziende di formazione terranno ancor di più convegni e master on-line proprio per evitare spostamenti di massa delle persone su treni e aerei, ecc…
Si eviteranno di conseguenza pericolosi assembramenti e si ridurrà anche il costo legato a tutti i sistemi di sicurezza che altrimenti sarebbero costretti ad adottare. Dispositivi di misurazione delle temperatura corporea in sala congressi, mascherine, guanti…ecc., tanto per citarne alcuni.
Senza dimenticare poi la necessità di garantire il distanziamento delle persone iscritte al corso di almeno 1 metro, che inevitabilmente condurrà ad incontri e convegni con meno iscritti a differenza invece del corso on-line che consentirebbe la partecipazione contemporanea di molte più persone tranquillamente collegate in tutta sicurezza dalla propria sede.
Analogo ragionamento per un ristorante.
Un ristorante che a fronte dei soliti costi fissi (affitto, personale dipendente, fornitori,…ecc.) avrà un minor fatturato rispetto a prima, per garantire il distanziamento tra i tavoli dei clienti, non potrà avere la sala colma di gente e sarà costretto a ridurre il numero di coperti.
Ecco che in questo caso la somministrazione di pasti a domicilio, sperimentata durante la quarantena da coronavirus, potrebbe rappresentare un nuovo business da mantenere e sviluppare anche in futuro.
La mobilità di tutti ne risentirà.
Ci si muoverà di meno dopo il coronavirus? Forse, ma la gente non rinuncia mai a ciò che è inutile e superfluo! Quindi, se da un lato mi muovo meno per lavoro, l’eccezione sarà il periodo di vacanza o il weekend per visitare una città.
“Voglio comunque le mie comodità se resto di più a casa.”
Ecco quindi che il settore della domotica potrebbe avere uno sviluppo importante perché grazie al progresso tecnologico renderà la casa sempre più “intelligente” e migliore nel soddisfare le nostre esigenze anche più strane.
Inoltre voglio essere in contatto con il mondo.
Perciò abbonamenti online, acquisti online, cinema e perché no: spettacoli teatrali on demand, cene e spesa a domicilio onde evitare code ai supermercati.
Per finire corsi di fitness via internet tramite dirette Instagram al posto dell’ora di allenamento in palestra.
Qualcuno mi deve quindi offrire esperienze uniche anche in casa!
Nuovi spazi, nuovi servizi e nuove aziende dopo il coronavirus!
In questo scenario post coronavirus, si aprirà quindi lo spazio in cui potranno inserirsi nuovi servizi e perciò nuove imprese.
Questo ragionamento coinvolgerà tutti i settori economici e ogni azienda dovrà ripensare o riprogettare il proprio modo di fare business. Di esempi ne potremmo quindi fare all’infinito.
Torneremo alla normalità?
Sì secondo me. Ma sarà una normalità diversa da quella di prima, perché nel frattempo l’esperienza del coronavirus Covid-19 avrà segnato il nostro modo di vivere e di pensare. Avrà anche fatto capire all’umanità intera la sua vulnerabilità, pertanto i segni di questo periodo ce li porteremo avanti per molto tempo, ma nel frattempo avremo capito anche come dovremo attrezzarci.
La maggior parte di noi probabilmente deve ancora capire, ma lo farà presto, che le cose non torneranno esattamente alla normalità dopo qualche settimana, o dopo qualche mese. Alcune di queste difficilmente torneranno inoltre come le abbiamo sempre conosciute.
Per fermare il contagio da coronavirus abbiamo cambiato e cambieremo gran parte delle nostre abitudini. Come lavoreremo, come faremo esercizio fisico, come socializzeremo, come faremo shopping, come gestiremo la nostra salute, l’educazione dei nostri figli e di come ci prendiamo cura dei nostri familiari.
Nella storia dell’uomo il mondo è cambiato molte volte e sta cambiando di nuovo.
Tutti noi dovremo adattarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare relazioni, ma come per tutti i cambiamenti, la differenza sarà sempre tra chi cercherà di cavalcare l’onda del cambiamento e chi invece lo subirà passivamente e purtroppo irreparabilmente.
dott. Alessio Marcon
dottore commercialista e revisore legale
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Lo studio è inoltre Partner Sole 24 Ore, ha una certificazione Sistema di Gestione per la Qualità ISO 9001:2015 e grazie al numero di aziende gestite, mette a disposizione dei propri clienti sale riunioni con apparati per audio/video conferenze o Webinar.
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